Dopo il planetario successo de “Il principe del foro non esiste”, mi è rimasta la voglia di descrivere un altro ambiente lavorativo, se possibile non troppo distante da quello degli avvocati. E allora ho fatto così: ho raccolto le testimonianze di alcuni amici bancari, rigorosamente anonimi, e ne è uscito un racconto lungo che, cari i miei venticinque lettori, vi regalerò per Natale (e mi aspetto un dono in cambio). Non escludo nemmeno ulteriori puntate sull’argomento, quando i miei informatori vorranno rivelarmi altri segreti.
Certo, vi starete chiedendo: come si fa a scrivere qualcosa di divertente sulle banche? Giusto, ma quello è un problema mio. Intanto, un’anticipazione.
“Gentile Signore,
avendo accolto la sua domanda di partecipazione alla selezione di n. 47 operatori di sportello (rif. OP.SPORT.95.3.SFG.TOT), la SV è attesa il giorno 10 settembre 1995 alle ore 10.00 alla prima prova di selezione logico-attitudinale che si terrà presso il padiglione T2 della Fiera, in Via delle Esibizioni, 33.
Le ricordiamo di portare con sé un valido documento di identità.
Con i migliori saluti,
Rag. Evaristo Spento
Funzionario di primo grado
Ufficio del Personale
Selezione del Personale
Pubblici concorsi”
Mentre, dopo aver letto il contenuto della lettera, mia sorella non la finiva di prendermi per i fondelli preannunciandomi un futuro da travet, i miei pensieri principali, appoggiato il pallone di Michael Jordan sul tavolo e colando gocce di sudore un po’ dappertutto, finanche sulla stessa lettera della banca, vertevano principalmente sui seguenti aspetti essenziali: cosa diavolo voleva dire SV? A quel tempo, io al massimo sapevo cos’era l’MBA che volevo fare a Stanford o, tutt’al più, cos’era l’MVP della NBA, e qua finivano le sigle da me conosciute; e cos’è la prova di selezione logico-attitudinale? Non mi avrebbero mica toccato le palle come al militare? O intendevano domande sui fiori per capire se ero gay? Non amo i fiori, non sono frocio, quelle cose lì … E poi perché alla Fiera? Per 47 operatori di sportello? Chi doveva partecipare a quel concorso, l’armata delle tenebre?
In quel momento squillò il telefono. Era Franco, l’amico per assistere il quale avevo fatto la domanda. Mi disse che anche lui era stato convocato.
“Evviva! Un concorso in banca!” esultava proprio. “Grazie di essere con me. Mia madre è felicissima. Sai, mio padre lavora in banca. Tu hai la cravatta? Io non ho fatto il becco di un esame negli ultimi quattro anni per cui sono giù di
allenamento. Posso sedermi vicino a te e copiare tutto?”
“Guarda Franco, secondo me c’è poco da copiare a questa prima prova” gli risposi freddamente, inzaccherando di sudore la cornetta del telefono. “Ci chiederanno se siamo froci: tu dì di no e vediamo cosa succede. Speriamo almeno che sia pieno di diciottenni neodiplomate …”
Intanto con la coda dell’occhio vidi mia madre che, quasi avesse gli stessi pensieri della madre di Franco (o forse si erano sentite?), stava appoggiando sul mio letto alcune decine di cravatte di mio padre.
“Adesso ti serviranno”, disse. E se non percepii male, la voce era rotta dall’emozione.
Chiusi la telefonata e dissi a mia madre che il tutto mi pareva abbastanza prematuro. Che non avevo la minima intenzione di andare a lavorare in banca. Che l’avevo fatto solo per Franco. Che avevo altre aspirazioni. Che Harvard e Stanford mi stavano aspettando. Ma lei proseguiva imperterrita nei suoi abbinamenti diafani da bancario di provincia.
Mah.
Me ne andai in doccia e il giorno dopo sarei tornato al campetto, del resto mancavano ben sette giorni alla stravagante prova logico-attitudinale. Ma da quel momento in poi ebbi modo di capire
che il tempo passa veloce, eccome se passa veloce.
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berry (martedì, 11 novembre 2014 21:07)
Oh finalmente un brano sui bancari!
Fecci(a) (giovedì, 27 novembre 2014 21:35)
Sappiamo che sei indebitato fino alle mutande. Il mutuo ora lo paghi bancari o non bancari.